lunedì 23 maggio 2016

Giornalismo digitale



GIORNALISMO DIGITALE


Il web ha cambiato il modo di informare e di comunicare. Resta da capire se esso sia solo un semplice strumento tecnologico di cui avvalersi o se rappresenti una svolta epocale per il giornalismo. Mai così lontano come oggi dal giornalismo di Pulitzer o di Hearst, da quel giornalismo di autore che crea nell’ immaginario collettivo un ideale di giornalista e di reporter; il giornalismo passa oggi per il mondo digitale, bruciando le tappe e correndo veloce come non mai.


Tendenze
Nato come conseguenza dell’evoluzione della rete Internet, il giornalismo digitale vanta  nella sua giovane vita, una ascesa di proporzioni tali da rendere necessaria la ridefinizione della professione stessa. Chiedersi se le edicole vedranno sparire la loro ragion d’essere è una cosa più che doverosa in un mondo che parla del “ fare informazione” nell’era del web. I dati parlano chiaro : l’aumento che tra il 2009 ed il 2015 si è registrato nei lettori abituali di quotidiani sul web, contava stime intorno ai 12,4milioni di persone. Non possiamo essere stupiti da questi numeri quando tutti noi ci affidiamo ad un technological device per ottenere qualsiasi tipo di informazione, per intrattenerci, per lavorare o comunicare. Smatphone, Tablet, Computer ed altri dispositivi digitali permettono una fruizione di informazioni continua, immediata, interattiva ma soprattutto globale e accessibile, cambiando in modo radicale il bacino di utenza. Il lettore non è più colui che paga volontariamente per un cartaceo al quale si è fidelizzato, riscontrando in esso un taglio, un animo ed un ideale che sente suo; ma è il cittadino chiunque, di qualsiasi età, credo e professione, che sente alla radio una notizia e si vuole documentare all’istante, che ha bisogno di una informazione in un qualsiasi momento della giornata e si connette con un semplice gesto. Le conseguenze sono dirompenti se si pensa che l’informazione passa a tutti da qualsiasi sito, per non parlare del fatto che i Social Network spesso battono in tempo e spazio le testate giornalistiche on line, generando quello che viene definito Information overload, un sovraccarico informativo. Proprio questa tendenza è una delle insidie che oggi combattono i giornalisti, dovendosi fare spazio per continuare a distinguersi in qualità, in un contesto dalle macrodimensioni; ma è anche causa di una informazione che può diventare qualunquista se non disinformazione, riversandosi sul lettore e facendo si che esso debba assumere un profilo da selezionatore come mai ha dovuto essere.


Ridefinizione
Come hanno reagito i giornalisti e come hanno imparato ad essere i giornalisti nativi nel web è chiaro quando alle 5 W del giornalismo classico subentrano le 5C del giornalismo digitale, cambiando i tradizionali punti cardinali della produttività editoriale, nell’ottica di una ridefinizione del rapporto tra giornalista e pubblico. Vedendo il digitale come una filosofia di vita che ci deve accompagnare, non lo si vive più come una fredda e meccanica risorsa informativa ma lo si concepisce come uno spazio nel quale il giornalista vuole e cerca quel legame con il lettore che solo con la lettura volontaria e rituale della pagina cartacea si otteneva.
La ridefinizione passa quindi per queste 5 parole: contesto, conversazione, cura dei contenuti, comunità e collaborazione. Il web va concepito come uno strumento conoscitivo, che amplifica i nostri sensi e che fornisce aggiornamenti continui, aprendoci alla comunicazione, proprio come se fosse una grande piazza digitale nella quale bisogna imparare a muoversi in modo consapevole. Elaborato in tal modo lo spazio di azione, il giornalista deve ovviare alle trappole che in esso può incontrare, scegliendo con accuratezza le fonti informative, la loro attendibilità e precisione, curando i contenuti del proprio lavoro e divenendo garante delle informazioni che consegna alla rete. La comunità nella quale vengono immesse e accolte le produzioni giornalistiche è attiva e collabora, interagisce con il giornale che legge, grazie a forum e chat, scardinando quella tradizione monopolistica che contraddistingueva il mondo dell’informazione. Proprio la parola collaborazione chiude la lista dei nuovi valori della professione giornalistica, come a voler rimarcare la doverosa interazione tra redazioni e cittadini nell’era della connettività.
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Rete informativa… creare conoscenza
La vita è dentro ed è fuori la rete, legando in una continuità tutto ciò che dal virtuale può ripercuotersi nel reale e viceversa. Abbattendo questo limite si viene a creare un mondo infinitamente grande, una miniera di informazioni, una comunità senza distacchi e uno spazio culturale dove poter conoscere. I nativi digitali probabilmente non se ne rendono conto, ma la democraticità che scaturisce dal web ha permesso un giornalismo di ampio respiro e molto più differenziato. Sembra doveroso ricordare che però in alcune parti del mondo tale democraticità informativa non viene tollerata o rispettata, impedendo al web di essere fonte informativa open surce. Esempio principe della censura giornalistica e dell rete Internet è quello del Governo Cinese, il quale gestisce la fruizione delle informazioni e la circolazione delle idee, mantenendo il pieno controllo di tutto ciò che “può” e “non può” essere conosciuto. Non ultimo è stato il caso dei Panama Papers, ovvero degli 11,5 milioni di documenti di natura finanziaria che sono emersi a seguito di un’ inchiesta giornalistica a carattere mondiale condotta da 378 giornalisti, e che rendevano noti i nomi di politici, industriali e altri potenti del palinsesto mondiale i quali avevano aperto società offshore attraverso lo studio legale Mossack Fonseca. Tra i nomi erano presenti quelli di alcuni esponenti della politica cinese e questo ha fatto si che il Governo producesse delle contromisure repressive nei confronti della carta stampata e del web, portando così  il Twitter cinese Weibo a “non produrre risultati in accordo alle leggi nazionali” quando si digita il termine Panama Papers, e il motore di ricerca ufficiale della Cina, Baidu, a non aprire link o pagine a riguardo.
Si passa da un estremo all’altro, balzando dal continente patria del giornalismo digitale, a quello che censura e limita l’utilizzo di questa fonte di sapere.
Nel chiudere un discorso che potrebbe essere analizzato da svariate prospettive, ricordiamoci che, in qualsiasi parte del mondo ci si trovi e qualsiasi sia la nostra posizione, sia essa di coloro che forniscono una informazione o sia essa di quelli che la ricevono; fare informazione è costruire conoscenza e questo è lo spirito con cui il giornalismo digitale e il lettori digitali devono vivere nel web.



giovedì 5 maggio 2016

Digital Humanities

 DIGITAL HUMANITIES
Quando la realtà digitale si espande all’umanistico




SAVONA-CAMPUS-UNI-1024x675.jpegPuò essere che qualcuno si sia domandato se a Savona, al Campus dell’Università di Genova, non ci sia nulla post laurea triennale per gli studenti di Scienze della Comunicazione. La risposta è arrivata non più di qualche anno fa con la creazione, sempre presso il Campus, di un corso di Laurea Magistrale chiamato Digital Humanities in acronimo DIHU.
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Nata grazie alla collaborazione di svariati dipartimenti e strutture tra cui il DIBRIS, il DISFOR, il DSA, il DIRAAS , nonché le Scuole di Scienze Sociali, di Scienze Umanistiche e la Scuola Politecnica, questa nuova Laurea di comunicazione e nuovi media si profila come un pacchetto formativo multidisciplinare, nel quale si punta tutto sulla digitalizzazione e l’informatizzazione, creando un connubbio tra queste caratteristiche e le competenze sociali/umanistiche. Scopo ultimo di questa commistione di insegnamenti è plasmare figure professionali nell' ambito comunicativo, sia a livello nazionale che internazionale.
A tal fine sono stati distinti due Curriculum ai quali DIHU può preparare: un primo curricula  chiamato “Internet e Produzione digitale”, maggiormente votato al web design, alla fabbricazione di ambienti digitali piuttosto che alla creazione ed alla gestione di web app, digital media ed un secondo curricula detto “Tecnologie delle Emozioni”, orientato alle arti performative, alla fruizione interattiva di contenuti e beni culturali attraverso innovazioni multimediali.
In seguito alla scelta effettuata, il profilo professionale in uscita può ambire ad occupazioni quali il progettista/gestore di ambienti o servizi di comunicazione in rete, di azioni di promozione in rete o ancor di contenuti per la comunicazione su web,ma anche l’addetto alla comunicazione di enti pubblici o privati provenienti sia da contesti quali l’industria creativa che i beni culturali.
Si può accedere a tutte le professioni che prevedono la progettazione e la gestione di media e interfacce nei quali si utilizza la realtà aumentata o le arti performative per l’inclusione e la riabilitazione.
Risulta da prendere almeno in considerazione, per uno studente della laurea triennale in Scienze della Comunicazione, l’idea di frequentare le DIHU, nell’intento di specializzarsi in una determinata professione.

QUALE... PER ESEMPIO?
La figura del Progettista di contenuti di sistemi e di applicazioni per le fruizione interattiva di contenuti e beni culturali è soggetta a curiosità, visto che si profila come un novità occupazionale. Essa nasce nel momento in cui ci si rende conto che se si vuole rendere il patrimonio artistico appetibile nell’era del web 2.0, non si può fare altro che avvalersi di dotazioni multimediali che rendano maggiormente accessibile il patrimonio artistico. Considerando tale punto di partenza va altresì detto che l’apporto digitale nei musei e negli allestimenti delle esposizioni e delle mostre ha portato il contenuto cultuale ad essere fruibile, rendendo il virtuale ed il tridimensionale caratteristiche di maggiore spicco di questa nuova tendenza.
Il progettista fa si che sia possibile la concretizzazione della comunicazione della conoscenza, rinnovando il sistema di dialogo tra utenti e istituzione culturale, basandolo sulla riscoperta dei 5 sensi a partire dall’ allestimento museale per arrivare al sito web. Ecco che negli spazi museali è sempre più frequente l’utilizzo di applicazioni digitali che coinvolgono attivamente l’utente grazie ad un approccio multi sensoriale. Lo scenario dei media capaci di aumentare l'interesse dei visitatori, poichè orientati ad una interazione proficua tra digitale e conoscenza, va dall’ integrazione del percorso di visita con monitor multitouch come strumenti informativi, all’allestimento di consolle di ricostruzioni tridimensionali digitali, di visualizzazione stereogrammata passiva/attiva, di dispositivi panottici, di realtà aumentata immersiva, di letture/confronti  di informazioni  e ancora, di applicazioni per utenti ipovedenti basate su sistemi di fruizioni tattile.
Contemporaneamente il progettista deve anche considerare che, abituare il pubblico a questi strumenti vuole anche dire fornirgli un portale web di accesso alle informazioni e ala storia dei beni culturali, che sia altrettanto all’altezza delle installazioni che si trovano in sede al museo. Si tratta quindi di realizzare piattaforme con ampliate funzionalità di navigazione e visualizzazione, contenenti dati in 3D, con immagini ed effetti grafici che siano in grado di catturare l’attenzione dell’utente, suscitando in lui una emozionalità che renderà particolarmente gradevole la sua esperienza.
Appare evidente che il lavoro del progettistain questo contesto, nasconde molte insidie gestionali e richiede grande competenza e preparazione, ma è alche vero che sembra essere un lavoro molto stimolante, dinamico e personalizzabile con la propria creatività. Senza dubbio si tratta di un lavoro per il quale molto si sta facendo, al fine di permettere a chi fosse interessato di acquisire capacità e competenze, attraverso lauree magistrali come quella del DIHU e master.
Si dovrebbe e potrebbe analizzare ancora lungamente le varie declinazioni di questo lavoro ancora in continuo divenire, ma fermandosi ad una prima descrizione si da un quadro d’insieme all’interno del quale è dato al lettore indagare.





















Communication organieser

COMMUNICATION ORGANIESER
Quando l' organizzazione del lavoro passa dalla comunicazione

“Cosa mi può portare a fare nella vita?”, 
“La professione che vorrei intraprendere è…..” , 
“Cosa mi spinge ad intraprendere un determinato percorso di studi?”.
Le domande che sono state citate non sono altro che alcuni dei quesiti che affollano la mente di un giovane in procinto ad iscriversi ad una facoltà. Questi sono ancora più marcati se ci si sta approcciando ad un percorso di studi che non porterà ad una professione specifica, ma a sbocchi lavorativi numerosi e variegati.
E’ proprio questo il caso di Scienze della comunicazione-SdC- che forma i suoi ragazzi in modo da renderli pronti ad operare in vasti settori e li rende pronti ad una dinamicità di ruoli e di mansioni, grazie ad un programma di insegnamento multidisciplinare eterogeneo. La centralità della comunicazione nel percorso di studi, fa si che il laureato possa approcciarsi a industrie culturali come quella radiofonica, cinematografica, televisiva piuttosto che dell’editoria e del modo dei nuovi media,oppure ad imprese turistiche, della moda o ancora in tutto il mondo dell’associazionismo e dei servizi; tutti ambiti nei quali la fruizione delle tecnologie comunicative e delle informazioni è di vitale importanza. La possibilità di lavorare sia in ambito pubblico che privato, abbracciando aziende di varia natura amplia il raggio di azione di coloro che si muovono nel mondo del lavoro,essendo in possesso di un titolo di studio del genere e permette loro di personalizzare la propria figura, professionalizzandola al massimo nel contesto che meglio suscita in loro interesse; che sia esso il mondo del marketing, delle politiche comunicative in or out azienda, dell’industria culturale o anche pubblicitaria e senza dubbio giornalistica.
Stando ai dati Istat riportati sul Manifesto degli studi della facoltà di SdC di Genova, il corso attivato presso questo ateneo è propedeutico soprattutto per le seguenti professioni: Tecnici degli apparati audio-video e della ripresa video-cinematografica - (3.1.7.2.1), Intervistatori e rilevatori professionali - (3.3.1.3.2), Tecnici delle pubbliche relazioni - (3.3.3.6.2), Tecnici dell'organizzazione della produzione radiotelevisiva, cinematografica e teatrale - (3.4.3.2.0).
In generale pare evidente che, seppur con le difficoltà che normalmente i giovani d’oggi devono affrontare, i laureati in Scienze della Comunicazione riescano a trovare delle occupazioni o comunque abbiano la possibilità di proporsi al un maggior numero di esperienze lavorative e di aziende e, proprio per tale motivo, SdC risulta essere una delle facoltà più gettonate del momento.

CONOSCIAMO MEGLIO L'ORGANIZZATORE DI EVENTI
Tra le professioni alle quali si può ambire in quanto comunicatori, una mansione che può incuriosire e che vale la pensa approfondire è l’Organizzatore di fiere convegni ed eventi culturali.

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Questa figura risulta essere un factotum di organizzazione, sia essa personale o del lavoro altrui, poiché la mission con cui imposta la vision d’insieme è quella del bene generale dell’impresa per cui opera, producendo eventi di spicco per l’azienda, che ne valorizzino l’operato e che le rendano prestigio, creando storia per l’azienda. L’obbiettivo diviene far si che chi partecipa ad un evento organizzato in nome di una determinata azienda percepisca quel brend come unico, di qualità superiore a quelli dei competitors di categoria; generando nel cliente e negli stakeholders un rapporto di fidelity, per il quale gli altri concorrenti che si affacciano sul mercato fornendo la stessa tipologia di servizi, non viene nemmeno presa in considerazione. L’organizzatore di eventi diviene così parte della legge del marketing, benché ne sia slegato dal punto di vista strettamente economico e ne sia ingranaggio base della trama strategica.
Un soggetto che sia operativo in tal senso, lavora inserito in un team di specialisti al fine di progettare fiere, convegni, mostre ed eventi culturali; allestendo spazi ed ambienti espositivi, gestendo la divulgazione e la concretizzazione dell’evento, intrattenendo i rapporti con gli espositori, con i clienti e con il pubblico.  
Un Organizzatore di eventi fieristici,congressuali o culturali deve quindi avere un bagaglio di competenze e conoscenze di base in marketing e comunicazione d’impresa, in analisi dello spazio e della topografia, in psicologia della comunicazione ed in metodi etnografici e di sociologia e semiotica; proprio in ragione del fatto che le imprese nelle quali potrebbe essere impiegato possono essere imprese di consulenza, aziende oppure settori della pubblica amministrazione e ancora uffici di imprese, associazioni e organizzazioni che lavorano tramite gli eventi, le fiere, gli showroom espositivi, i congressi e gli spazi culturali.
Viene da pensare che Scienze della Comunicazione sia la facoltà più adatta per chi coltiva questo sogno e ad essa va auspicato di poter aggiungere un pizzico di personalità e soprattutto di fortuna.


martedì 3 maggio 2016

Scienze della comunicazione

DA GRANDE VOGLIO….FARE IL COMUNICATORE!

Potrebbe sembrare un corso di laurea anomalo, ma quello di Scienze della Comunicazione si profila come un piano di studi adatti e contestuali agli anni 2000. Attivato dall’ Università di Genova nel ambito della scuola di Scienze Sociali, Facoltà di Scienze della Formazione, Il corso di Comunicazione si struttura come una compliance di insegnamenti  diversificati, di natura molto variegata, ma che integrati gli uni con gli altri propongono un pacchetto didattico molto interessante per un giovane che voglia specializzarsi in quello che , ad oggi, sembra essere il contesto lavorativo e di sviluppo più in auge.
La comunicazione permea la nostra vita, passando dal reale al virtuale, fondendo in un unico output tutte informazioni che pervengono alla percezione e allo scibile umano. Ecco che quindi il corso verte su materie che passano dal sociologico al psicologico, passando per etica, studio della lingua ma anche diritto e soprattutto informatica e inglese. La multidisciplinarietà porta lo studente ad essere multitasking, richiedendogli  creatività ed inventiva, lasciandogli anche libertà di sperimentare e esortandolo a sviluppare capacità lavorative- progettuali di gruppo. Tutto ciò viene poi esercitato anche con stage e tirocini previsti proprio nel piano di studi.
Il risultato finale di questa preparazione è un soggetto che può andare a ricoprire ruoli occupazionali e professionali nelle imprese turistiche, del consumo, in tutto le imprese culturali e d’intrattenimento, in redazioni giornalistiche piuttosto che in agenzie di pubblicità o nei reparti marketing delle aziende. La lista degli sbocchi professionali è ancora lunga e per ogni informazione aggiuntiva si rimanda al Manifesto degli studi di Scienze della Formazione, Università degli studi di Genova.

Dove?
Il contesto in cui si tengono le lezioni e dove ha sede Scienze della Comunicazione è il Campus di Savona, ex caserma militare restaurata, a cui sono stati aggiunti  nuovi edifici; il tutto contornato da ampi spazi verdi, posteggi, un campo da calcetto e uno da tennis.
Le strutture così pensate ospitano alcuni uffici, i dormitori per gli studenti aventi diritto, la mensa, i laboratori computer, una splendida biblioteca-videoteca, la copisteria ma soprattutto il laboratorio audiovisivi, la sede della radio del campus e gli spazi dove di riunisce la redazione del giornale del Campus. Le attività extra insegnamenti formativi  sono parecchie e permettono agli studenti di impratichirsi con i media e gli strumenti con i quali potrebbero andare a lavorare un domani.

Be positive...
A Savona vengono ospitati altri tre corsi universitari che nulla hanno a che fare con il corso di Scienze della Comunicazione, ma gli spazi fanno si che la convivenza sia assolutamente armoniosa.
L’ambiente piacevole e l’offerta didattica rendono quindi sopportabili alcuni svantaggi che comporta l’iscrizione a questo corso di laurea, come ad esempio il viaggio, un po’ costoso e lungo se si abita fuori Savona e soprattutto se si abita a Genova; o gli orari un po’ pesanti e impegnativi.


Mail di gruppo all'AD

MAIL DI GRUPPO ALL' AD

Buongiorno Professore,
le inviamo questa mail per raccogliere le sue impressioni relative alla profilazione del suo incarico da Animatore Digitale e all’attuazione del PNSD nella sua Scuola.
Le risposte che lei aveva fornito attraverso il questionario proposto dagli studenti di Scienze della Comunicazione (insegnamento Laboratorio di scrittura multimediale) sono state rielaborate e portate in una versione discorsiva, creando così una profilo della sua Scuola. Quest’ultimo sarà disponibile all’indirizzo www.liguria2.0.it e i dati anagrafici saranno visibili solo in via accessoria, non venendo così pubblicati.
Aspettiamo un suo feedback in merito al profilo della sua Scuola.
Cordiali saluti.


Intervista all'AD dell'I.C. "Foce"

ISTITUTO COMPRENSIVO “FOCE”

via Banderali, 6 Genova (GE)

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Codice meccanografico GEIC861005



Nome : Stefano
Cognome : Carbone
Genere : Maschio
Impiego attuale : Insegnante di sostegno presso lC “ Foce”, scuola primaria di I grado, da       meno di 10 anni

DOTAZIONI DIGITALI OGGI

L’istituto Comprensivo della Foce  vanta di una buona connettività.
La LIM è presente in poche classi  e nessuna delle classi della scuola di via Banderali può essere definita 2.0. A ciò va aggiunto il fatto che non sono attivi Laboratori tematici.
Il Registro elettronico è molto utilizzato ed al contrario, non è comune l’utilizzo di strumenti a dotazione personale degli studenti (BYOD)

DIDATTICA INNOVATIVA NELLA SCUOLA
Nella Scuola di via Banderali non si pratica in alcuna classe la tecnica della Flipped Classroom. Il lavoro di gruppo come metodologa didattica principale è adottata in poche classi e  nessuna classe fa lavorare i ragazzi su compiti autentici, che dovrebbero portare ad ottenere prodotti multimediali originali.
Poche classi promuovono l’utilizzo di specifiche app  in aula oppure a casa, o di particolari software per esercitarsi  nelle singole discipline. Poche classi utilizzano libri in formato elettronico e risorse digitali e va anche detto che poche classi praticano il Coding.

COME SI LAVORA A SCUOLA?

Nell’ Istituto Comprensivo Foce solo alcuni docenti sono preparati a mettere in pratica la didattica innovativa, così come solo alcuni tra loro sono attivi nello sviluppo di progetti interdisciplinari in collaborazione. I laboratori sono poco frequentati, ma la scuola sta intrattenendo rapporti con altre scuole per innovare la didattica. La stessa cosa non si può dire per quanto riguarda i rapporti, volti al una innovazione didattica,che la scuola potrebbe avere con gli attori del territorio.
Le prime due azioni concrete che verranno attivate per innovare la didattica nella nostra scuola saranno: implementare un laboratorio di informatica e dei corsi di aggiornamento per docenti. Ecco perché pensando alla scuola tra tre anni ci si può immaginare un maggior peso della didattica laboratoriale .

UN MOTTO PER LA TUA SCUOLA:
“ABBIAMO CURA DEI VOSTRI RAGAZZI"



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Intervista all' AD dell'I.C. "Borzoli"



Codice meccanografico non pervenuto
Via Muscola, 23 Genova (GE)





Nome: Roberta                                             anagrafe-digitale lei.jpg   
Cognome: Cazzaro
Genere: Femmina
Impiego attuale: Insegnante di sostegno presso lC “ Borzoli”, scuola primaria , da più di 10 anni


DOTAZIONI DIGITALI OGGI

L’istituto Comprensivo di Borzoli è dotato di una buona connettività. La LIM è presente in poche classi, ma nessuna delle classi dell’Istituto Comprensivo di Borzoli può dirsi una Classe2.0.
I Laboratori tematici sono stati attivati per quanto riguarda la didattica della materia Musica.Il Registro elettronico non è utilizzato, così come  non è nostra abitudine utilizzare strumenti di proprietà personale degli studenti (BYOD)


DIDATTICA INNOVATIVA NELLA SCUOLA

Nella Scuola di via Muscola nessuna classe pratica la tecnica della Flipped Classroom. Il lavoro di gruppo come metodologa didattica principale è adottata in poche classi e non ci sono classi dove i ragazzi lavorano su compiti autentici destinati ad ottenere prodotti multimediali originali.
Poche classi propendono per l’utilizzo di specifiche app o software, sia  in aula che a casa, al fine esercitarsi  nelle singole discipline. Poche classi utilizzano libri in formato elettronico o risorse digitali, ma sopratutto poche sono le classi che praticano il Coding.

COME SI LAVORA A SCUOLA?

Nell’ Istituto Comprensivo “Borzoli” si contano alcuni docenti preparati a mettere in pratica la didattica innovativa, e non tutti gli insegnanti del complesso. Dei docenti, pochi di essi sviluppano progetti interdisciplinari in collaborazione.
I laboratori sono abbastanza frequentati.
La scuola non ha rapporti con altre scuole per innovare la didattica, ne tanto meno ha  rapporti, sempre volti al una innovazione didattica, con gli attori del territorio.
Le prime due azioni concrete che verranno attuate per innovare la didattica nella scuola di via Muscola saranno la rilevazione e la condivisione delle buone pratiche. In tale ottica, la scuola tra tre anni si può visualizzare come una scuola nella quale ci si condivide di più.

UN MOTTO PER LA TUA SCUOLA:

“COMINCIO DA TE”

Come parlare con l'Animatore Digitale?

Come parlare con l'Animatore Digitale?

Voler dialogare con un Animatore Digitale è senza dubbio l'obbiettivo del lavoro svolto e allora sembrava più facile creare un questionario che potesse essere esaustivo, completo e soprattutto di facile compilazione per l'AD.
Il questionario da me ideato è visualizzabile su Google form dal link:


Innovazione della scuola X



INNOVAZIONE SCOLASTICA...Come indagare?


In collaborazione con le mie compagne di gruppo, è stato creato un format per la pagina di interazione con l'AD di una scuola generica che chiameremo X, la cui visualizzazione è possibile facendo click sul seguente link:

https://drive.google.com/file/d/0B5Uv_gsgbJwfQi1tQWhmbTBGc28/view?usp=sharing


Inoltre erano state ipotizzate alcune domande da sottoporre all'AD che possono essere lette dal link :

https://docs.google.com/document/d/16EueR3gBd5G5u5qupgZMbUaaR1iVyFwaufm0zkd4Xhw/edit?usp=sharing