GIORNALISMO DIGITALE
Il web ha cambiato il modo di informare e di comunicare. Resta da capire se esso sia solo un semplice strumento tecnologico di cui avvalersi o se rappresenti una svolta epocale per il giornalismo. Mai così lontano come oggi dal giornalismo di Pulitzer o di Hearst, da quel giornalismo di autore che crea nell’ immaginario collettivo un ideale di giornalista e di reporter; il giornalismo passa oggi per il mondo digitale, bruciando le tappe e correndo veloce come non mai.
Tendenze
Nato come conseguenza dell’evoluzione della rete Internet, il giornalismo digitale vanta nella sua giovane vita, una ascesa di proporzioni tali da rendere necessaria la ridefinizione della professione stessa. Chiedersi se le edicole vedranno sparire la loro ragion d’essere è una cosa più che doverosa in un mondo che parla del “ fare informazione” nell’era del web. I dati parlano chiaro : l’aumento che tra il 2009 ed il 2015 si è registrato nei lettori abituali di quotidiani sul web, contava stime intorno ai 12,4milioni di persone. Non possiamo essere stupiti da questi numeri quando tutti noi ci affidiamo ad un technological device per ottenere qualsiasi tipo di informazione, per intrattenerci, per lavorare o comunicare. Smatphone, Tablet, Computer ed altri dispositivi digitali permettono una fruizione di informazioni continua, immediata, interattiva ma soprattutto globale e accessibile, cambiando in modo radicale il bacino di utenza. Il lettore non è più colui che paga volontariamente per un cartaceo al quale si è fidelizzato, riscontrando in esso un taglio, un animo ed un ideale che sente suo; ma è il cittadino chiunque, di qualsiasi età, credo e professione, che sente alla radio una notizia e si vuole documentare all’istante, che ha bisogno di una informazione in un qualsiasi momento della giornata e si connette con un semplice gesto. Le conseguenze sono dirompenti se si pensa che l’informazione passa a tutti da qualsiasi sito, per non parlare del fatto che i Social Network spesso battono in tempo e spazio le testate giornalistiche on line, generando quello che viene definito Information overload, un sovraccarico informativo. Proprio questa tendenza è una delle insidie che oggi combattono i giornalisti, dovendosi fare spazio per continuare a distinguersi in qualità, in un contesto dalle macrodimensioni; ma è anche causa di una informazione che può diventare qualunquista se non disinformazione, riversandosi sul lettore e facendo si che esso debba assumere un profilo da selezionatore come mai ha dovuto essere.
Ridefinizione
Come hanno reagito i giornalisti e come hanno imparato ad essere i giornalisti nativi nel web è chiaro quando alle 5 W del giornalismo classico subentrano le 5C del giornalismo digitale, cambiando i tradizionali punti cardinali della produttività editoriale, nell’ottica di una ridefinizione del rapporto tra giornalista e pubblico. Vedendo il digitale come una filosofia di vita che ci deve accompagnare, non lo si vive più come una fredda e meccanica risorsa informativa ma lo si concepisce come uno spazio nel quale il giornalista vuole e cerca quel legame con il lettore che solo con la lettura volontaria e rituale della pagina cartacea si otteneva.
La ridefinizione passa quindi per queste 5 parole: contesto, conversazione, cura dei contenuti, comunità e collaborazione. Il web va concepito come uno strumento conoscitivo, che amplifica i nostri sensi e che fornisce aggiornamenti continui, aprendoci alla comunicazione, proprio come se fosse una grande piazza digitale nella quale bisogna imparare a muoversi in modo consapevole. Elaborato in tal modo lo spazio di azione, il giornalista deve ovviare alle trappole che in esso può incontrare, scegliendo con accuratezza le fonti informative, la loro attendibilità e precisione, curando i contenuti del proprio lavoro e divenendo garante delle informazioni che consegna alla rete. La comunità nella quale vengono immesse e accolte le produzioni giornalistiche è attiva e collabora, interagisce con il giornale che legge, grazie a forum e chat, scardinando quella tradizione monopolistica che contraddistingueva il mondo dell’informazione. Proprio la parola collaborazione chiude la lista dei nuovi valori della professione giornalistica, come a voler rimarcare la doverosa interazione tra redazioni e cittadini nell’era della connettività.
La vita è dentro ed è fuori la rete, legando in una continuità tutto ciò che dal virtuale può ripercuotersi nel reale e viceversa. Abbattendo questo limite si viene a creare un mondo infinitamente grande, una miniera di informazioni, una comunità senza distacchi e uno spazio culturale dove poter conoscere. I nativi digitali probabilmente non se ne rendono conto, ma la democraticità che scaturisce dal web ha permesso un giornalismo di ampio respiro e molto più differenziato. Sembra doveroso ricordare che però in alcune parti del mondo tale democraticità informativa non viene tollerata o rispettata, impedendo al web di essere fonte informativa open surce. Esempio principe della censura giornalistica e dell rete Internet è quello del Governo Cinese, il quale gestisce la fruizione delle informazioni e la circolazione delle idee, mantenendo il pieno controllo di tutto ciò che “può” e “non può” essere conosciuto. Non ultimo è stato il caso dei Panama Papers, ovvero degli 11,5 milioni di documenti di natura finanziaria che sono emersi a seguito di un’ inchiesta giornalistica a carattere mondiale condotta da 378 giornalisti, e che rendevano noti i nomi di politici, industriali e altri potenti del palinsesto mondiale i quali avevano aperto società offshore attraverso lo studio legale Mossack Fonseca. Tra i nomi erano presenti quelli di alcuni esponenti della politica cinese e questo ha fatto si che il Governo producesse delle contromisure repressive nei confronti della carta stampata e del web, portando così il Twitter cinese Weibo a “non produrre risultati in accordo alle leggi nazionali” quando si digita il termine Panama Papers, e il motore di ricerca ufficiale della Cina, Baidu, a non aprire link o pagine a riguardo.
Si passa da un estremo all’altro, balzando dal continente patria del giornalismo digitale, a quello che censura e limita l’utilizzo di questa fonte di sapere.
Si passa da un estremo all’altro, balzando dal continente patria del giornalismo digitale, a quello che censura e limita l’utilizzo di questa fonte di sapere.
Nel chiudere un discorso che potrebbe essere analizzato da svariate prospettive, ricordiamoci che, in qualsiasi parte del mondo ci si trovi e qualsiasi sia la nostra posizione, sia essa di coloro che forniscono una informazione o sia essa di quelli che la ricevono; fare informazione è costruire conoscenza e questo è lo spirito con cui il giornalismo digitale e il lettori digitali devono vivere nel web.